lunedì 3 marzo 2014

L'altra metà della pipa...

Spulciando la rete mi è capitato per le mani questo scritto assai interessante, tratto da nonsolopipa.wordpress.com, e dedicato ai bocchini.
In fin dei conti è giusto conoscere a fondo anche l'altra metà della pipa, scoprendo forme e materiali.
Vi auguro una buona lettura!!!



Il neofita si chiederà che mai ci sarà da dire sui bocchini. C’è molto da dire e se inizialmente sembrano tutti più o meno uguali, col tempo inizierete ad accorgervi di differenze e sfumature. Come per altri “componenti” della pipa, una classificazione rigida ed esaustiva non è possibile. Esistono numerose varianti e qui propongo semplicemente l’ABC del bocchino (tra parentesi e in corsivo il termine anglosassone).
Possiamo distingure i bocchini per:
a) Forma generale
b) Forma del dente
c) Materiali


a) Forma generale

Semplificando un po’, possiamo dire che esistono due grandi famiglie:
- il bocchino conico (tapered)presenta una forma conica appunto. A volte vien detto bocchino “pieno” (per distiguerlo dal bocchino a sella che comporta uno “svuotamento” di materiale). Nell’immagine un classicissimo bocchino conico di una Dunhill.
- il bocchino a sella (saddle): presenta una

 sorta di scalino che comporta un assottigliamento del bocchino. Qui un tipico bocchino a sella montato su di una Caminetto.

All’interno di queste due categorie è possibile operare due distinzioni. Alcuni diffenziano il bocchino conic

o propriamente detto (e che deve avere una forma di cono) da quello che chiamano “conico moderno” (modern tapered) e che perfettamente conico non è, ma presenta una leggero restringimento ricurvo e termina con un finale a cilindro, come si buon chiaramente vedere in questa Savinelli Polo.
Merita poi una particolare menzione il bocchino a sella delle Charat

an detto “double comfort” e presente solo su tale marca. E’ facilmente riconoscibile dal doppio scalino, come si vede bene nella foto di questa Charatan di produzione recente.
Bocchino a sella e bocchino conico non comportano sostanziali differenze in fumata (anche se dato il minor spessore il bocchino a sella permette un raffeddamento più rapido del fumo) e la scelta tra l’uno o l’altro è puramente estetica.
Un caso a parte è costituito dal cosiddetto bocchino a flock (army mounted) composto da un bocchino con perno conico che si innesta direttamente nella cannello (generalmente munito di ghiera in metallo, anche se non è un obbligo). Un tipico esempio di innesto a flock è fornito dalla Peterson qui a fianco. Si noterà l’assenza di un perno scalinato rispetto ad un bocchino normale.
Anche se vi è confusione nella terminologia, si usa distinguere inn

esto a flock dal cosiddetto spigot che si caratterizza da un bocchino e un cannello entrambi ricoperti di metallo nella parte finale, come nella Dunhill proposta qui.
Innesto a flock e spigot presentano un grande vantaggio dato dalla conicità della parte inserita nel cannello: si estraggono sforzando meno, ragion per cui possono essere “svitati” anche durante la fumata e permettere di soffiare fuori dal bocchino l’acquerogiola in eccesso.

b) Forma del dente

La forma del dente è ulteriore motivo di variazione. Quasi tutte le pipe presentano la forma classica de dente detta fish tail (coda di pesce).
Vi è poi l’amato/odiato bocchino palatale che indirizza il fumo sul palato anziché sulla lingua. Anche se usato quasi esclusivamente dalla Peterson, altri marchi quali, ad esempio, Savinelli o Vauen, ne hanno fatto uso.
Va infine menzionato il bocchino dentale (dental lip), più pronunciato nella parte superiore, che permette alla pipa di essere tenuta in bocca senza dover stringere con troppa forza il bocchino. Qui a fianco una Falcon.

c) Materiali

Oggi la maggiorparte dei bocchini sono fatti di Ebanite (un composto di gomme naturali vulcanizzate, cioè a cui è stato aggiunto dello zolfo per rinforzarlo) o di Metacrilato (un materiale plastico). Nella terminologia anglosassone si parla di Vulcanite (anche se il termine è improprio giacchè designerebbe in realtà un minerale) o di hard rubber (letteralmente “gomma dura”), rispettivamente di Lucite(il marchio di un Metacrilato).
Generalmente i bocchini vengono prodotti di colore nero, anche se possono essere prodotti in altre colorazioni. Celebre è il bocchino striato “Cumberland” della Dunhill, qui a fianco, risultato di una particolare colorazione data a bocchini in Ebanite (anche se va’ segnalata l’esistenza di Cumberland in Metacrilato).
Metacrilato e Ebanite non sono distinguibili ad occhio nudo laddove il bocchino sia nuovo. Fra i denti l’Ebanite risulta però più morbida, caratteristica che la rende preferibile agli occhi di molti pipatori. Lo svantaggio è dato

 dalla sua usura. Con il tempo e con le fumate l’Ebanite tende ad assumere un colore verdognolo/giallognolo (come nella Billiard qui a fianco)  che richiede una pulizia particolare per essere riportata all’originale colorazione nera.
Un tempo però, soprattutto durante il XIX secolo, quando ancora non si utilizzavano Ebanite e Metacrilato, gli artigiani facevano ricorso a svariati materiali. L’ambra era un materiale correntemente utilizzato per le pipe di pregio come le pipe in Schiuma di mare. L’ambra viene utilizzata ancora oggi, ma si trattà perlopiù di ambra sintetica. L’avorio costituiva anche un valida alternativa di lusso.
Per altre pipe, meno prestigiose si poteva ricorrere a semplici boc

chini in legno, come ad esempio il ciliegio. Vi sono poi bocchini in corno di animale (un tempo molto comuni) come nella Butz Choquin qui a fianco, avorio o anche in radica (a volte la pipa non presenta parti amovibili).